PROGETTO

La salute delle donne

Progetto realizzato grazie alla collaborazione continuativa di RCCP – Ravenna Civitas Cruise Port

L’obiettivo primario del progetto è l’empowerment delle donne attraverso la cura di sé e dei propri figli per proseguire e portare a compimento il percorso di uscita dalla relazione violenta riacquistando la propria completa autonomia psicologico ed economica.

Il secondo obiettivo è la formazione e informazione sul tema della medicina di genere rivolta agli operatori sanitari e alla cittadinanza.

Il nostro centro antiviolenza che da oltre trent’anni accoglie e ospita donne vittime di maltrattamenti (sono state accolte oltre 9200 donne) ha potuto constatare che, in molti casi, le donne vittime di violenza portano con sé un pesante fardello di problemi di salute fisica e mentale che richiedono di essere presi in carico per aiutarle ad uscire dalla violenza.

Nel solo anno 2024 sono state accolte 448 donne con un aumento di oltre il 10% rispetto all’anno precedente. Di queste donne 58 sono state ospitate (23 in casa rifugio e 35 in una struttura ricettiva). E’ indicativo che il 70% delle donne vittime di violenza che si sono rivolte al nostro centro ha figli quindi anche l’ospitalità ha coinvolto nel 2024 ben 32 bambini/e.

Le conseguenze della violenza sulle donne sono quelle che leggiamo nelle cronache, omicidi, suicidi, ferimenti anche gravi ma è importante sapere che il 42% delle donne vittime di violenza da parte del compagno riporta lesioni e ci sono danni che fanno meno notizia ma che lasciano segni nel tempo.

Di seguito solo alcuni dei disturbi riconducibili alla violenza subita:

diarrea, stitichezza, nausea, sindrome del colon irritabile mancanza di appetito, bulimia, vomito auto-indotto dolori addominali, di stomaco, ulcere gastriche infezioni urinarie, infezioni vaginali malattie sessualmente trasmissibili aids sanguinamenti vaginali, dolori mestruali intensi dolori pelvici rapporti dolorosi, mancanza di desiderio sessuale fibromi e isterectomie cefalee, emicranie svenimenti, convulsioni mal di schiena, dolori cronici alle spalle, al collo dolori cronici influenza e raffreddori artrite ipertensione qualsiasi tipo di lesione: contusioni, ematomi, danni oculari, rottura del timpano, fratture, ferite da taglio, bruciature, trauma cranico, lesioni addominali e toraciche.

A questo elenco possono essere aggiunti tutti gli esiti della mancata cura di sé che incidono pesantemente sulla salute della pelle, dentale, della vista, per non parlare della quasi totale mancanza di adesione ai progetti di screening oncologico.

Che la violenza sulle donne abbia un serissimo impatto sulla salute fisica e mentale delle donne è un dato incontestabile.

Il percorso di ripresa di chi ha subìto violenze è lungo e faticoso, ma questo non significa affatto che non si possa pian piano “guarire”: è indispensabile però ricevere un sostegno adeguato sia sotto il profilo psicologico sia dal punto di vista sanitario.

Questo progetto è dedicato alle donne vittime di violenza di genere e ai loro figli/e minori, in carico al centro antiviolenza, che hanno intrapreso un percorso di uscita dal maltrattamento.

Alcune volte questo percorso può essere ostacolato da problematiche fisiche che rallentano l’autonomia sia economica che psicologica e che richiedono interventi di tipo medico per essere risolte.

L’idea di proporre questo progetto è nata con l’intento di poter garantire, per un intero anno, cure adeguate a tutte le donne che ne manifestino necessità e seguirle nel percorso di recupero della salute oltre che della libertà dal maltrattamento.

Sarebbe nostra intenzione inoltre organizzare incontri per le donne vittime di violenza sul tema della medicina di genere, organizzare percorsi formativi per gli operatori/trici sanitari relativi alle tematiche e promuovere iniziative di prevenzione genere-specifiche aperti alla cittadinanza.

Nella nostra esperienza sul campo è emersa forte la connessione tra violenza, trauma e disturbi della nutrizione e dell’alimentazione. La violenza, in particolare quella di genere, può costituire un trauma profonso che incide negativamente sul benessere psico-fisico della vittima con conseguenze rilevanti sul rapporto con il corpo e con il cibo. Vorremmo quindi realizzare percorsi di alimentazione consapevole, specificatamenti pensati per donne vittimi di violenza.

 

Come pensiamo di raggiungere l’obiettivo del progetto?

Pensiamo di raggiungere l’obiettivo attraverso una serie di azioni a sostegno delle donne vittime di violenza e più precisamente:

  1. individuazione dei bisogni psico-sanitari delle donne in percorso presso il centro antiviolenza
  2. Analisi del gruppo di lavoro e strategie di miglioramento delle condizioni psico-sanitarie delle donne
  3. Accompagnamento costante e monitoriaggio degli interventi di medici, nutrizionisti, psicologi
  4. Follow up a 3/6/12 mesi dal termine delle cure
  5. individuazione dei bisogni psico-sanitari delle donne in percorso presso il centro antiviolenza
    Presso i tre centri di prima accoglienza si svolgono i colloqui di sostegno delle donne vittime di violenza. Durante questi colloqui è possibile che l’operatrice di accoglienza individui donne per le quali è necessario un intervento psicologico, nutrizionale o sanitario. (durata prevista 2 mesi)
  6. Analisi del gruppo di lavoro e strategie di miglioramento delle condizioni psico-sanitarie delle donne
    I casi individuati verranno sottoposti all’analisi del gruppo di lavoro composta da un’operatrice di accoglienza e ospitalità del centro antiviolenza, una dottoressa, una psicologa/nutrizionista.
  7. Accompagnamento costante e monitoriaggio degli interventi di medici, nutrizionisti, psicologi
    I progetti individuali approvati dal gruppo di lavoro e una volta tracciati gli step e i termini di svolgimento verranno costantemente monitorati dall’equipe in modo da sostenere la donna e restituirle feed back costanti rispetto alla sua salute e ai passi ancora da realizzare.
  8. Follow up a 3/6/12 mesi dal termine delle cure
    Al termine del progetto l’operatrice di accoglienza incontrerà le donne in tre appuntamenti specifici di follow up in modo da verificare l’effettiva risoluzione delle problematiche evidenziate ed eventualmente sostenerla in ulteriori controlli e approfondimenti.

 

Incontri con la cittadinanza per parlare della medicina di genere

La medicina di genere è una scienza nuova, nata negli anni ‘90. Sembra strano pensarlo, ma fino ad allora la scienza non si era mai posta il problema di una possibile risposta differenziale ai farmaci di uomo e donna, così come una differenza tra i generi nella suscettibilità alle malattie.

Le diversità sono legate a numerosi fattori che dipendono sicuramente dall’assetto ormonale, dopo lo sviluppo, ma anche a sorgenti di variabilità di tipo genetico, tra maschi e femmine, che portano a riflettere sul tema della necessità di personalizzazione delle cure già a partire dalla nascita.

La medicina di genere non è solo legata al sesso, ma qualcosa di molto più complesso. Non sono infatti unicamente le caratteristiche biologiche, determinate dai diversi cromosomi maschili e femminili e da fattori ormonali e biologici, ma anche gli aspetti sociali, economici, le abitudini di vita e il ruolo nella società che influenzano in modo importante la medicina e lo sviluppo delle patologie tra uomo e donna.

Ci sono, infatti, patologie che tendono a colpire maggiormente un genere piuttosto che un altro.
La depressione, per esempio, da sempre è considerata una patologia più comune nella donna, probabilmente condizionata da fattori ormonali, ma anche da esperienze di vita e maggiori difficoltà sociali e familiari. Viceversa, alcuni tipi di tumore, come quello al polmone, sono da sempre considerati più frequenti nell’uomo, probabilmente a causa delle abitudini che, soprattutto in passato, contraddistinguevano il sesso maschile, esponendolo ad un rischio maggiore, come quello legata al fumo.

Altre patologie non legate al genere, ma all’età specifica quali, ad esempio, le cardiopatie ed in particolare la cardiopatia ischemica sono state ritenute prevalentemente maschili. Si tratta però di un mito: la donna è protetta, ma unicamente prima della menopausa, poiché esiste un collegamento con il suo tono ormonale. Tuttavia, questo non è ancora riconosciuto ed ancora gli stessi medici considerano l’infarto come una patologia a cui sono più esposti gli uomini, ponendo meno attenzione alla prevenzione nel sesso femminile, ma soprattutto prescrivendo più farmaci che prevengono questi eventi a uomini piuttosto che a donne.

Gli effetti collaterali preferiscono le donne?

Si dice che gli effetti collaterali preferiscano le donne ed è in parte vero, spesso perché il dosaggio del farmaco non è adeguato alla fisiologia femminile e la sua efficacia non è stata valutata specificamente in questa popolazione. Nella popolazione femminile anche le variabili in gioco sono maggiori.

Le donne sono più a rischio anche per alcune loro abitudini di vita, perché si curano di più e assumono più farmaci, più integratori e quindi sono maggiormente esposte ad interazioni con i farmaci e tossicità per interferenze.

In Italia il grosso cambiamento è intervenuto con il decreto-legge Lorenzin, nel 2018, che stabilisce la nascita della medicina di genere in Italia. Da allora, per dare ai pazienti maggiore sicurezza nell’utilizzo, tutti i farmaci nuovi devono essere sperimentati anche nella donna se è previsto che anche loro li useranno, ma anche, allargando ulteriormente il campo, in tutti i sottogruppi dei soggetti di diversa etnia, genere, età, destinatari del farmaco.
Se questo importante cambiamento è già attivo per quanto riguarda i farmaci nuovi, non vale altrettanto per quelli già in uso, dal momento che i bugiardini che riportano differenze tra uomo e donna sono ancora veramente pochi.

La speranza è che questo avvenga presto per avere come primo effetto quello di ridurre la frequenza degli effetti collaterali: è fondamentale non immaginarli unicamente come reazioni fastidiose, ma considerarli in tutta la loro pericolosità che, ad esempio, negli Stati Uniti rappresenta la quarta causa di morte.

Il nostro progetto si pone l’obiettivo di realizzare eventi aperti alla popolazione e momenti formativi diretti ai medici di medicina generale e specialisti.